Biografia
Tito Gobbi nasce a Bassano del Grappa il 24 ottobre del 1913. Ha 19 anni quando la sua voce viene notata dal Barone Zanchetta, un musicista amico di famiglia, che gli suggerisce di studiare canto. Quello stesso anno si trasferisce a Roma per studiare con il tenore siciliano Giulio Crimi e nella sua casa conosce la giovane pianista Tilde De Rensis, destinata a diventare la compagna della sua vita.
L’inizio della carriera.
Nel 1935, calca per la prima volta le scene a Gubbio interpretando il Conte Rodolfo ne La Sonnambula di Bellini e, subito dopo, grazie a un’audizione con il maestro Gino Marinuzzi ottiene una borsa di studio al Teatro alla Scala dove, tra il 1935 e il 1936 prepara numerosi ruoli per poter sostituire eventuali cantanti indisposti. Ma questo avviene una sola volta quando può cantare in pubblico una breve frase dell’araldo nell’Orseolo di Pizzetti. Evidentemente, però, le premesse ci sono se l’anno dopo si aggiudica il primo premio per la voce di baritono nel Concorso Internazionale di canto di Vienna.
Nel 1937 debutta ufficialmente sul palcoscenico del Teatro Adriano di Roma cantando il ruolo di Germont ne La Traviata. Il suo debutto suscita l’interesse del maestro Tullio Serafin che lo chiama al Teatro dell'Opera di Roma dove, sotto la sua sapiente guida, studia e porta in scena tanti ruoli minori per poi accostarsi progressivamente ai grandi personaggi, tra cui alcuni di quelli destinati a diventare emblematici della sua carriera come Scarpia, il Marchese di Posa, Renato e Simon Boccanegra.
Canta spesso anche il Falstaff nel ruolo di Ford accanto a Mariano Stabile come protagonista, ed è con quest’opera che nel 1941 va per la prima volta all’estero, a Berlino, con una tournée del Teatro dell’Opera. Nello stesso anno ritorna a Milano per il debutto ufficiale alla Scala come De Siriex nella Fedora e suscita un apprezzamento tale da essere richiamato più volte negli anni seguenti per partecipare a importanti produzioni. Tra queste, nel 1942, il Ford nel Falstaff diretto da Victor de Sabata che, in occasione del cinquantenario dell’opera, inaugura la stagione, e la brillante interpretazione di Belcore dell’Elisir d’amore che, anni dopo, con una tournèe della Scala segnerà il suo debutto, e l’inizio di una lunga collaborazione, con la Royal Opera House Covent Garden.
Nel 1942 il maestro Serafin lo vuole protagonista nella prima esecuzione italiana del Wozzeck di Alban Berg e per la prima volta il nome di Tito Gobbi si iscrive nella storia del teatro lirico. Canterà ancora il Wozzeck al San Carlo di Napoli diretto da Karl Boehm (1949/50), alla Scala diretto da Dimitri Mitropulos (1952) e per una registrazione della RAI (1961).
La sua carriera non subisce battute d’arresto nel periodo bellico e postbellico ma continua portandolo non solo nei grandi teatri Italiani ma anche in quelli piccoli e nelle sale di provincia, vivendo tutte le difficoltà del periodo ma toccando anche tappe importanti. Sono, infatti di quel periodo, le prime registrazioni discografiche di romanze e arie d’opera, l’arricchimento del repertorio con tre ruoli che resteranno legati al suo nome: Rigoletto, il Figaro Rossiniano e Jago, e ancora il primo ruolo Mozartiano, il conte delle Nozze di Figaro, che canta per l’EIAR e che porterà in scena nel pieno della sua carriera prima al Covent Garden e poi, in una memorabile produzione di Luchino Visconti diretta da Giulini, al Metropolitan (1968).
L’esperienza cinematografica.
Esplode in quegli anni il fenomeno dei film d’opera in cui Tito Gobbi, grazie alle sue doti di attore oltre che di cantante, gioca ancora una volta un ruolo da protagonista. E’ Figaro nel Barbiere di Siviglia, prima opera mai portata sullo schermo in versione integrale, ma è anche interprete principale dei film Rigoletto, L’elisir d’Amore, la Forza del Destino (che in teatro non canterà mai), Pagliacci ed altri ancora. In “Pagliacci – Amore tragico” fa addirittura tre ruoli: il Prologo, Tonio e Silvio, cosa impossibile in teatro. Dal 1937 al 1955 farà in tutto 26 film prima di abbandonare il cinema per dedicarsi totalmente alla sua vera passione: l’opera.
Lo studio del personaggio.
Nei film e nell’opera domina la scena con la sua personalità di attore-cantante e, grazie al suo talento nella pittura diventa anche un mago del trucco. Studia i personaggi immaginandone l’aspetto fisico e ritraendolo in schizzi e bozzetti per poterli "vedere" e calarsi meglio in essi, senza mai scindere la profonda identificazione da un “occhio critico esterno” che mantiene il controllo dell'azione.
La carriera internazionale.
Nel 1947 comincia con Rigoletto, a Stoccolma, la grande carriera internazionale che lo porta nei teatri di tutto il mondo e gli merita l’appellativo di “cantante volante”.
Nel 1950 debutta in Don Giovanni in una applauditissima edizione diretta da Furtwängler al Festival di Salisburgo, nel 1953 porta in scena il suo primo Nabucco e anche il primo Amonasro entrambi al Saõ Carlos di Lisbona, altro teatro nel quale torna con grande frequenza.
Al Covent Garden di Londra, dopo il debutto del 1950, torna continuamente per 25 anni con performance storiche. E’ del 1958 l’interpretazione di Rodrigo nella straordinaria produzione di Don Carlo firmata da Luchino Visconti e diretta da Carlo Maria Giulini. Nel 1960 vi viene chiamato a interpretare il ruolo di Macbeth nella prima esecuzione di quest’opera.
Nel 1964 è in scena con Maria Callas per l’indimenticabile edizione della Tosca curata da Franco Zeffirelli e diretta da Carlo Felice Cillario, che verrà ripresa l’anno dopo a Parigi, e diffusa in tutto il mondo su DVD (solo il secondo atto).
E’ ancora la Royal Opera House che nel 1965, seconda, ma solo di pochi mesi, al Lyric di Chicago, che lo chiama per portare in scena, come interprete e come regista, la prima londinese del Simon Boccanegra.
Il debutto negli Stati Uniti data al 1948 con il Barbiere di Siviglia a San Francisco; segue nel 1954 Chicago dove è presente per la riapertura del Lyric Opera, un teatro in cui tornerà ininterrottamente per oltre 10 anni, prima come interprete e poi anche come regista.
Al Metropolitan approda per la prima volta nel 1956 con una Tosca diretta da Mitropulos; vi tornerà più volte, e spesso per cantare ancora Tosca di cui curerà anche la regia, e per girare in tante città americane con le tournèe del teatro. In Europa è più spesso a Lisbona, Monaco, Zurigo, Vienna, Parigi e, naturalmente, nei grandi teatri italiani dalla Scala al San Carlo, all’Opera di Roma, alla Fenice al Comunale di Firenze.
Le sue presenze all’estero non si limitano a questi paesi ma si estendono includendo progressivamente il Sud America, il Sud Africa, l’Australia e il Giappone oltre a praticamente tutte le nazioni europee.
L’attività discografica.
Negli anni '50 comincia una intensa attività discografica di cui restano alcune incisioni memorabili. La Tosca con Maria Callas e Giuseppe Di Stefano, incisa nel '53 coi complessi della Scala diretti da Victor de Sabata, è tuttora considerata insuperata. Con gli stessi partner incide Rigoletto, Lucia di Lammermoor, Ballo in maschera, Pagliacci e con altri colleghi numerose opere complete, da Don Carlo a Simon Boccanegra, Il Tabarro, Gianni Schicchi, e Nabucco. Con la sua ultima registrazione, Le Villi di Puccini, in cui ricopre il ruolo di Narratore, si aggiudica il prestigioso Grammy Award.
L’esperienza registica.
La sua curiosità intellettuale e la costante ricerca artistica lo portano continuamente a cimentarsi in nuove imprese. Nel 1965 firma la sua prima regia, Simon Boccanegra, a Chicago, che farà subito dopo a Londra, ricoprendo in entrambe anche il ruolo di protagonista.
Questa esperienza, nata come naturale evoluzione dello studio con cui affronta ogni opera approfondendone le "radici" storiche, letterarie e documentarie, si ripeterà tante volte in diversi teatri, per Otello, Falstaff, Gianni Schicchi, Don Giovanni, Tosca e altre opere ancora, fino all'ultimo debutto al San Carlo di Napoli nel 1982: Ernani, un'opera che non ha mai cantata in teatro. Favorito da un naturale talento per le arti figurative, per alcune opere disegna anche le scenografie (Don Giovanni, Falstaff, Schicchi).
La formazione
Negli anni ’70 lascia progressivamente l’attività di interprete, che chiude definitivamente nel 1977, per dedicarsi, oltre che alla regia, anche alla formazione in cui trova una motivazione profonda.
Tito Gobbi sente il dovere, oltre che la gioia, di comunicare ai giovani la sua esperienza, e lo fa con la generosità e l'entusiasmo che hanno sempre caratterizzato il suo lavoro.
Tiene master class in diverse parti del mondo per prestigiose istituzioni come la Julliard School e dal 1971 al 1981 dirige a Firenze il “Tito Gobbi Opera Workshop”, corso di perfezionamento in interpretazione operistica da cui escono numerosi allievi destinati ad una carriera internazionale. Nel 1983 crea ad Asolo la “Scuola dell’opera italiana” abbinata al Concorso Internazionale Tito Gobbi.
Non si stacca mai dal teatro e dalla musica che lo accompagnano in tutta la sua vita; l’ultima regia è del 1982, l’ultima master class è del 1983.
Tito Gobbi muore a Roma il 5 marzo 1984.
News
Il giornale di Vicenza – 22 aprile 2022
News dalla Fondazione
Premio Tito Gobbi alla Carriera 2022
Raina Kabaivanska
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